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Principali notizie della settimana (16 - 22 settembre 2019)

A differenza della scorsa settimana, questa non è stata ricca di notizie economiche rilevanti. L'unica news degna di nota, che riguarda l'economia americana e di riflesso quella globale, è stata la decisione sui tassi di interesse da parte della Banca Centrale americana (FED).


In breve...

L'economia americana tiene, la crescita interna è stabile, anche se non esplosiva. Ma è insidiata dalle «incertezze globali»: «la debole crescita mondiale», in particolare «nel settore manifatturiero in Europa e in Cina»; le «tensioni sui dazi», che restano, sia pure in forma attenuata, un fattore di disturbo. Ecco perché, spiega il presidente della Fed, Jerome Powell, «è necessario un aggiustamento della politica monetaria», cioè un’altra sforbiciata del tasso di interesse. La seconda dell’anno, dopo quella di fine luglio. Da ieri, dunque, il costo del denaro scende dello 0,25%, attestandosi sulla fascia tra l’1,75 e il 2%. Il Fomc, il comitato che manovra la leva dei tassi, si è diviso: 7 componenti hanno appoggiato la proposta di Powell, tre hanno votato contro. Due avrebbero preferito mantenere le cose come stanno; solo uno, James Bullard ha chiesto un intervento più incisivo, con un taglio dello 0,5%. Bullard, il rappresentante della Fed di St. Louis (Missouri), è l’economista di orientamento repubblicano più sensibile alle pressioni di Donald Trump.

Nei giorni scorsi il presidente degli Stati Uniti aveva attaccato duramente Powell, accusandolo di non fare abbastanza per sostenere l’economia, mentre tutti gli altri Paesi si stanno avvantaggiando.

Ieri Powell ha semplicemente ignorato Trump, mai evocato nel corso della conferenza stampa finale. Il numero uno della Fed, invece, ha assicurato che la Banca centrale sarà pronta a intervenire ancora nel corso dell’anno, se necessario. Ciò significa che da qui a dicembre non sono da escludere ulteriori riduzioni dei tassi.

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